il Resto del Carlino 12 maggio 2020

«Tavoli in strada, oppure non riapriamo»

I ristoratori si preparano alla loro fase due, tra molte incognite e dubbi visti i quattro metri di distanza richiesti

Tavoli e tavolini apparecchiati in strada, dehors e ombrelloni. Una liberalizzazione temporanea legata all’emergenza coronavirus e ai danni milionari che sta producendo. Se passa l’obbligo di lasciare 4 metri quadrati per ogni cliente di

ristorante o bar, e tavolini a due metri di distanza l’uno dall’altro, per tanti esercenti non c’è scampo: «O ci allarghiamo all’esterno o restiamo chiusi». Ieri mattina ha subito richiamato l’attenzione una dichiarazione del ministro Dario Franceschini, a proposito della possibilità di mettere tavolini fuori dai pubblici esercizi: «Approveremo una norma temporanea, per questa estate, che esenterà dal pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico e dai permessi delle soprintendenze». In contemporanea, il ristoratore Maurizio Bucci commentava: «In un momento del genere, l’amministrazione comunale dovrebbe essere lungimirante e perseguire l’idea di sfruttare gli spazi esterni, trasformando la città. Ci vorrebbe un progetto per coinvolgere musei, negozi e ristoranti. Ad esempio, via Ponte Marino si presterebbe bene». Ecco, quindi, il sostegno del sindaco Michele de Pascale alla proposta di Franceschini. «Per questa fase di riapertura e di grandissima difficoltà economica, se la norma venisse approvata, siamo già pronti con una task-force comunale per concedere gli ampliamenti in pochissimi giorni dalla richiesta e, come già annunciato, azzerare o ridurre fortissimamente i costi delle occupazioni di suolo pubblico». De Pascale ricorda che «il Comune di Ravenna, in accordo con la Sovrintendenza, era praticamente pronto a presentare il nuovo regolamento sulle occupazioni che tenesse insieme l’assoluto rispetto e tutela delle aree di valore culturale e degli spazi di valenza storico artistica con lo sviluppo di attività turistiche e commerciali, ma questo strumento sarà utilissimo per il ritorno alla normalità, non ora. Purtroppo stiamo attraversando un periodo gravemente anomalo, per questo motivo non è possibile affrontarlo attraverso regole ‘normali’», dice infatti de Pascale. E a proposito dei tavolini in strada e utilizzo di suolo pubblico, il sindaco fa appello al Governo perché preveda nel nuovo decreto, «come sembra emergere, una norma specifica che venga incontro alle esigenze delle imprese, allentando la burocrazia e velocizzando i tempi. Senza una norma transitoria si rischia, anche in questo caso, da un lato di ingolfare gli uffici delle Sovrintendenze – che anche con il massimo della comprensione del momento difficile, sono comunque chiamate al rispetto delle norme vigenti – e, dall’altro, di non dare certezze agli imprenditori sulle reali capienze che saranno in grado di garantire, elemento fondamentale per pianificare la riapertura». Il clima tra gli operatori economici è teso. La crisi che stanno attraversando tutti i settori non lascia presagire un periodo di grandi affari. Anche per questo, sempre ieri, il direttore della Confesercenti provinciale Graziano Gozi, ha criticato certi eccessi di burocrazia della Soprintendenza per poi dire: «Chi può intervenire, la politica, lo faccia subito. Sciolga essa stessa i nodi che ha creato. Ci dia le regole del vivere civile coniugate con la possibilità di fare impresa. Non vogliamo creare tendopoli e più in generale non vogliamo e non chiediamo di infrangere ogni regola. La situazione d’emergenza impone risposte emergenziali, ne va della salvezza di migliaia di imprese e posti di lavoro». «E’ un mese che stiamo parlando di sfruttare gli spazi esterni – conclude Maurio Mambelli, presidente della Confcommercio. – Capisco le resistenze, ma questo è un anno particolare. Dobbiamo mettere i tavoli in strada, altrimenti chiudiamo». 

0
0
0
s2sdefault

.

  

Metromappa Dei Servizi