da il Resto del Carlino 14 agosto 2018

Inflazione, Ravenna seconda in Italia

Boom dei prezzi nell’ultimo anno. Ristorazione e alimentari fanno la parte del leone

 

RAVENNA è la seconda città d’Italia per aumento dei prezzi. A contribuire alla conquista della medaglia d’argento (quella d’oro spetta a Bolzano) i prodotti alimentari, i prezzi dei ristoranti,

acqua-gas e luce ma anche spettacoli e cultura. È la stima dell’Unione nazionale consumatori che, a partire dai dati Istat, stila una classifica delle città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. A Ravenna, il rialzo dei prezzi del 2,3% determina un aumento, per una famiglia tipo, pari a 645 euro in un anno. Le ‘voci’ più care riguardano i prodotti alimentari cresciuti del 4,7% contro una media regionale del 2,9 e nazionale del 2,4. Ma anche gas-luce-acqua non scherzano: 3,4% di aumento a Ravenna, 3 a livello regionale e 2,6 in Italia. La ristorazione sale da noi del 2,7%, contro lo 0,4 dell’Emilia Romagna e l’1,2 a livello nazionale. «Dai dati relativi a Ravenna – dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori – si evince che c’è una componente probabilmente legata al maggior afflusso turistico, per servizi ricettivi e di ristorazione. Però Ravenna è anche la città cara per spese obbligate come abitazione, acqua, elettricità e prodotti alimentari, quasi il doppio della media italiana, che indicano un maggior costo della vita in termini più generali». «Anch’io lego l’aumento dei prezzi, nel mondo della ristorazione, al turismo. Ma in senso opposto, come elemento negativo» dice invece Mauro Mambelli, presidente di Confcommercio Ravenna e ristoratore. «MI SPIEGO. Negli ultimi tempi sono stati aperti nuovi ristoranti da parte di investitori non della nostra città. Possono essere stati attratti dal fatto che si parla molto di Ravenna città turistica, degli affari con i croceristi, di stagione allungata. Quindi aprono il ristorante a prezzi in linea con il mercato, poi si scontrano con la realtà, ovvero che non è tutto oro ciò che luccica. Non ci sono così tanti turisti da giustificare aperture di nuovi localei». E a questo punto, pur di far quadrare i bilanci «questi ristoratori alzano i prezzi, nella speranza di avere più marginalità, invece non fanno altro che incrementare le statistiche sui conti salati». Per Mambelli «il dato è pericoloso» e apre un altro capitolo: «Siamo la seconda città italiana più cara, ma senza averne i presupposti di ricchezza». «Qual’è la linea turistica nazionale? Ci stiamo accorgendo che hanno ripreso piede alla grande Grecia, Spagna, Mar Nero, Mar Rosso? Non mi interessano le statistiche con il segno più, mi interessa il tipo di turista che vieni qui. E’ quello che può spendere 100 euro o solo 20? Senza il turismo ricco non si va da nessuna parte». Lorenzo Tazzari © RIPRODUZIONE RISERVATA

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